La scienza dello stare meglio: cos’è la terapia cognitivo-comportamentale

La scienza dello stare meglio: cos’è la terapia cognitivo-comportamentale

9 Febbraio 2023 Off Di Veronica

Da sempre l’uomo ha cercato di migliorare la sua condizione. Per molto tempo era filosofia poi la scienza ha permesso migliori conoscenze e risultati.

Nell’ambito della psicologia questa “maturità” si è raggiunta con la terapia cognitiva e comportamentale.

La terapia cognitivo-comportamentale (Cognitive- Behaviour Therapy, CBT) è stata sviluppata negli anni sessanta del XX secolo dall’unione di tre successive generazioni:

  1. quella comportamentale basata sull’analisi del comportamento
  2. quella cognitiva che esplora i pensieri e le credenze del paziente
  3. quella contemporanea che integra i due precedenti modelli con una più approfondita analisi dei sistemi di valori individuali e dell’atteggiamento generale nei confronti della vita, delle sue problematicità e delle crisi esistenziali.

Perciò l’attuale etichetta rappresenta un termine ad ombrello che raggruppa una vasta famiglia di terapie tra loro diverse ma accomunate dal fatto di essere validate a livello scientifico.

Si basa sul presupposto che vi sia una stretta relazione tra pensieri, emozioni e comportamenti: perciò le reazioni emotive e comportamentali sono determinate dal modo in cui ciascuna persona interpreta le varie situazioni, ovvero dal significato che attribuisce agli eventi.

Una stessa situazione può provocare in soggetti diversi, o nello stesso soggetto in momenti differenti, due reazioni completamente opposte.

La psicoterapia cognitiva e comportamentale vuole essere una “psicoterapia scientifica” che si contrappone a quelle precedenti – più filosofiche (difatti uno dei principali portali in Italia prende il nome di Psicoterapia Scientifica)

Questo approccio assume che i pensieri disfunzionali, ovvero quelli che distorcono la realtà delle cose e si attivano in modo rigido indipendentemente dai contesti, siano i principali responsabili del mantenimento della sofferenza, sia a livello emotivo che fisico, nel tempo. Si propone, di conseguenza, di aiutare i pazienti ad individuare i pensieri ricorrenti e gli schemi disfunzionali di ragionamento e d’interpretazione della realtà, al fine di sostituirli e/o integrarli con convinzioni più funzionali.

Mira a modificare le emozioni, i comportamenti e i pensieri disfunzionali dell’individuo per migliorarne la qualità di vita o risolvere l’eventuale psicopatologia.

Le caratteristiche principali della terapia cognitiva e comportamentale

  • è scientificamente validata: si basa su studi controllati e protocolli evidence- based a cui fanno riferimento anche le direttive sanitarie dei principali paesi europei. La CBT ha mostrato risultati superiori o almeno uguali agli psicofarmaci nel trattamento della depressione e dei disturbi d’ansia, ma assai più utile nel prevenire le ricadute.
  • È orientata allo scopo: in seguito a una fase di valutazione e a una formulazione della diagnosi vengono concordati insieme al paziente gli obiettivi della terapia al fine di adattarli alle sue esigenze, caratteristiche e bisogni. Si verificano periodicamente i progressi in modo da controllare se gli obiettivi sono stati raggiunti.
  • È pratica e concreta: si basa sulla risoluzione dei problemi psicologici concreti fornendo strumenti e tecniche pratiche.
  • È collaborativa: paziente e terapeuta lavorano insieme per capire e sviluppare strategie che possano indirizzare il soggetto alla risoluzione dei propri problemi.
  • È a breve termine: la durata dell’intervento può variare a seconda del caso, degli obiettivi, della gravità e del numero di incontri settimanali. Mira a fornire ai pazienti gli strumenti affinché acquisiscano autonomia nelle gestione delle situazioni problematiche.
  • È centrata sul “qui ed ora”: è volta ai problemi attuali dell’individuo: il passato è importante per capire meglio come si sono evolute le problematiche attualmente riportate ma difficilmente può aiutare a risolverli.

Per cosa è efficace la terapia cognitivo-comportamentale?

È attualmente considerata, a livello internazionale, come uno dei modelli più efficaci e scientificamente validati per la comprensione ed il trattamento di numerosi disturbi psicopatologici, tra cui:

  • la depressione maggiore
  • il disturbo di panico
  • la fobia sociale
  • il disturbo d’ansia generalizzato
  • il disturbo ossessivo-compulsivo
  • i disturbi dell’alimentazione.

La fase iniziale dell’assessment

Nell’approccio cognitivo e comportamentale è cruciale la fase iniziale (detta ‘assessment’), ovvero la valutazione approfondita che viene fatta ad ogni persona che voglia intraprendere, o stia valutando, un percorso psicoterapeutico per mettere a fuoco il suo funzionamento mentale e comportamentale.

Questa valutazione integra informazioni provenienti da diverse fonti: colloquio, test psicometrici, interviste strutturate, osservazione diretta e, quando necessario, misurazioni psicofisiologiche. In seguito lo psicoterapeuta opera un’analisi dei vari dati raccolti nell’assessment e comunica al paziente interessato una sintesi, che viene detta ‘formulazione’, la quale include due parti principali: una prima parte dove il terapeuta fornisce una identificazione e ricostruzione eziopatogenetica dei fattori che hanno portato il paziente al disturbo presente, una seconda parte in cui illustra la proposta terapeutica più appropriata ed efficace.

Obiettivi e modalità sono concordati di caso in caso nel pieno rispetto dei valori del cliente. In linea di massima, la durata dell’intervento si colloca al di sotto dell’anno con una seduta settimanale.

Durante il trattamento possono essere impiegate numerose tecniche finalizzate a modificare comportamenti, emozioni e cognizioni, quali: il problem solving, il decision making, l’assertività, il monitoraggio e la programmazione delle attività, le tecniche di rilassamento, la mindfulness, l’esposizione graduale con prevenzione della risposta, il training attentivo, il role playing e per ultima, ma non di minore importanza, la ristrutturazione cognitiva.

Di fondamentale importanza sono gli homework che il paziente deve svolgere a casa per consolidare e monitorare l’andamento della psicoterapia. Spesso viene dato da compilare un diario nel quale descrivere giornalmente gli avvenimenti, le emozioni e i comportamenti. Al termine della terapia, quando il paziente si sente meglio e mostra evidenti segni di miglioramento, le sedute possono essere diradate nel tempo fino alla conclusione. Seguono, infine, delle sedute di richiamo (follow-up) a diversa distanza temporale, solitamente a tre, sei e dodici mesi dalla conclusione della terapia per monitorare i miglioramenti ottenuti e prevenire eventuali e possibili ricadute.