Automotive: come leggere la crisi dei chip del 2022

Automotive: come leggere la crisi dei chip del 2022

27 Gennaio 2022 Off Di Veronica

Il 2021 verrà ricordato come l’anno più nero nel mondo dell’automotive e non solo. La crisi dei chip iniziata nel 2020 ha raggiunto il suo apice nell’estate scorsa, ma sappiamo che non se ne andrà così presto.

Per chi non ha ancora chiaro il fenomeno, è in atto una grandissima crisi del mercato dei semiconduttori, in particolare per problemi logistici e di approvvigionamento. L’impatto è ed è stato devastante in molti settori: basti pensare che praticamente in qualsiasi oggetto minimamente tecnologico c’è almeno un chip.

Nel mondo dell’automotive non ci sono state eccezioni: ritardi nelle consegne di auto nuove, boom del valore di quelle usate, prezzi in aumento. Il settore ha subito un duro colpo e le perdite sono stimate in miliardi di dollari.

Oggi la situazione sta migliorando, ma ci vorrà ancora del tempo per tornare del tutto alla normalità. Facciamo il punto della situazione insieme a Matteo della Concessionaria Grignani.

I numeri della crisi nel 2022

Stando alle previsioni della IHS Markit si possono fare delle stime sulla produzione globale che i chip per auto permetteranno in questo 2022.

Mentre nel 2021 sono state prodotte 75,5 milioni di unità (+1,2% rispetto al 2020), quest’anno si dovrebbero riuscire a raggiungere le 82,3 milioni di unità, crescendo ben del 9%. Anche in Europa si prevede una produzione di circa 3 milioni di auto in più.

Guardando alla domanda invece, le vendite globali di veicoli leggeri raggiungeranno le 82,4 milioni di unità, il 3,7% in più rispetto al 2021. In Europa ci si attesterà attorno alle 15 milioni di auto vendute, con un aumento del 7,8%.

Sembrano dati tutto sommato positivi e in effetti lo sono: la crisi dei chip per l’automotive si sta pian piano risolvendo e la luce in fondo al tunnel ormai si vede chiaramente. Per ritornare ai livelli di produzione e vendita pre-crisi si dovrà però aspettare il 2024: i chip hanno dei tempi tecnici di realizzazione di ben sei mesi e per questo gli effetti del miglioramento sul mercato si vedono solo sul lungo periodo.

Materie prime e burocrazia: altri problemi oltre ai chip auto

I microchip per le auto non sono l’unico problema che sta affrontando l’industria oggi. Ci si trova letteralmente in mezzo al fuoco incrociato tra la crisi dei semiconduttori, il rialzo dei prezzi delle materie prime e l’inefficienza burocratica.

Nell’ultimo periodo sono sempre più forti le tensioni geopolitiche che hanno spinto, ad esempio, i prezzi del gas a nuovi massimi storici. Le aziende per questo sono molto preoccupate e alcune rischiano addirittura la chiusura.

Oltre a questo, la burocrazia. Aprire una fabbrica di semiconduttori in Europa costa in media tra il 33% e il 43% in più rispetto che aprirla in Corea del Sud o in Taiwan. A parità di business, le aziende scelgono l’estero per la sua attrattività e snellezza burocratica e questo danneggia produttori e consumatori europei che devono necessariamente importare materie prime dal resto del mondo.

Le mosse delle aziende per risolvere la crisi dei chip

In questi due anni le aziende dell’automotive non sono state con le mani in mano. La situazione le ha obbligate a fronteggiare una situazione nuova, mai vista prima e ognuna ha cercato le proprie soluzioni creative per uscire dalla crisi dei chip più forti di prima:

  • C’è chi ha ridotto il catalogo puntando su meno modelli (i più venduti), ma cercando di consegnare almeno quelli per tempo.
  • C’è chi ha premiato la fiducia dei consumatori dando dei vantaggi a chi acquistava un’auto consapevole del fatto che sarebbe arrivata dopo mesi.
  • C’è chi ha iniziato a prendere accordi direttamente con le aziende produttrici di chip senza passare da intermediari terzi per velocizzare l’approvvigionamento.
  • C’è chi sta ripensando la struttura dei chip per l’auto e ha iniziato a produrli da sé.

Insomma, diverse soluzioni allo stesso problema. La crisi dei chip ha lasciato il segno, ma forse ha anche stimolato l’innovazione in un settore notoriamente lento a cambiare.

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